L'opposizione in Russia: una chimera?

L'arresto di Alexei Navalny, il blogger anti Putin, rappresenta l'ennesimo caso controverso che coinvolge il Cremlino 

"Nella Russia di Putin gli oppositori vengono arrestati alla vigilia delle elezioni e i giornalisti che scrivono contro Putin incredibilmente muoiono sempre di morte violenta e misteriosa" Marco Travaglio

Esiste davvero un'opposizione in Russia? O meglio, è possibile fare opposizione a Putin? La considerazione sorge spontanea pensando ai molti, troppi, tra coloro che hanno messo il bastone tra le ruote allo 'zar' in questi 18 anni di dominio e sono finiti dietro le sbarre, al cimitero o hanno visto la propria reputazione screditata. La disinformazione dei mass-media, sotto il controllo della presidenza, nega alla popolazione la conoscenza più approssimativa degli eventi. I blog, diffusisi rapidamente presso gli internauti russi, sono un'alternativa valida ma rimangono uno strumento "ambiguo" poiché ad avvalersene sono sia l'opposizione sia i gruppi filo-governativi. Il potere di Putin non è mai stato scalfito e i piccoli partiti che provano a contrastare "Russia Unita" - la coalizione del presidente e dell'attuale primo ministro Dimitri Medvedev - raccolgono le briciole. Tanto passa dalle mani di Putin che tiene sotto controllo le nascenti forme di opposizione. Le misure di "prevenzione" del dissenso, nel tempo, sono state inasprite. Le manifestazioni spontanee sono vietate. Riunirsi in luoghi pubblici, in assenza di autorizzazione, è punito. A riaccendere le polemiche attorno a Putin e ai metodi con cui spesso è accusato di sbarazzarsi degli oppositori è stata la recente notizia dell'arresto del blogger Alexei Navalny - rilasciato dopo 15 giorni - uno degli organizzatori della manifestazione anticorruzione che si è tenuta il 26 marzo scorso in 99 città russe e ha provocato circa mille arresti.

Il caso Navalny: la cronistoria

Ma andiamo per gradi. Tutto è cominciato il 2 marzo scorso quando Navalny ha pubblicato su Youtube un video di 49 minuti - visto al momento da 19 milioni di persone - ricostruendo il sistema di tangenti che avrebbe consentito al premier russo, Dmitrij Medvedev, di acquistare ville, barche di lusso e pregiati vigneti come quello della Fattoria di Aiola nel Chianti. 

Nella sua inchiesta, il blogger ha sostenuto che Medvedev abbia eretto il suo impero finanziario, usando finte associazioni benefiche affidate a familiari o persone di sua fiducia. "Basandoci sulla documentazione pubblicata - ha spiegato Navalny nel video - affermiamo che alle fondazioni di Medvedev siano arrivati almeno 70 miliardi di rubli (1,1 miliardi di euro) in denaro e proprietà, denunciando un dispositivo basato su prestanomi e falsi indirizzi, tutti facilmente riconducibili al premier". 

E là dove il team del blogger non aveva accesso, ci ha pensato il suo drone, che ha sorvolato, per esempio, la lussuosissima dacia di Rublevka (località nella periferia più ricca di Mosca): 2800 metri quadri in un parco di 4 ettari con tanto di lago artificiale, valutata 80 milioni di euro. Questa dacia appartiene a una fondazione gestita e presieduta da ex amici di scuola del premier. Ma questa stessa fondazione, che di caritatevole ha soltanto il nome, risulta essere di proprietà della ditta dove arrivano gli acquisti online fatti dal premier. Non finisce qui. Navalny ha anche scoperto che a donare la dacia alla fondazione è stato un potente oligarca, pagando così, a detta del blogger, una ricca tangente al premier. 

A seguito di queste dure accuse per cui Medvedev è finito nel mirino dell'opinione pubblica, il 26 marzo in tutto il Paese si sono tenute manifestazioni contro la corruzione. 

Ottomila persone si sono radunate a Mosca per protestare contro la corruzione

In questa occasione, mentre nella capitale sfilavano pacificamente circa ottomila persone, Navalny, appena sceso dalla metropolitana e diretto verso piazza Pushkin - ritrovo della manifestazione di Mosca - è stato accerchiato dalla polizia e trasportato in carcere

L'arresto è stato problematico poiché i manifestanti prima hanno cercato di impedire ai poliziotti di prendere Navalny e poi hanno bloccato il bus che lo stava portando in carcere. A quel punto, la folla si è scagliata verbalmente contro le forze dell'ordine e si è alzato il coro "pozor, pozor" (“vergogna”)

Ma è stato lo stesso Navalny a riportare la calma via Twitter: “Oggi protestiamo contro la corruzione, non gli arresti. Continuate a manifestare pacificamente”. 

La marcia sulla via principale della città, la Tsverskaya, è così continuata pacificamente. Nonostante ciò, tra i migliaia di manifestanti scesi in piazza contro il "regime" al potere, ne sono stati fermati circa mille (500 nella sola Mosca), rilasciati, in gran parte, dopo una notte dietro le sbarre.

Nella protesta di Mosca, duramente repressa dal Cremlino, i manifestanti mostravano fieri scarpe da tennis legate al collo, in opposizione alle costose scarpe sportive possedute da Medvedev, e paperelle di plastica, in contrasto alle anatre che popolano i laghetti nelle sue ville di lusso.

Dal carcere, intanto, Navalny ha twittato rassicurando sulle sue condizioni e esprimendo orgoglio nei confronti di coloro che sono scesi in piazza a manifestare, per poi lanciare una frecciata nei riguardi di Medvedev: "Gli arresti sono il modo con cui i ladri cercano di proteggersi".

Il giorno dopo la manifestazione, poco prima di essere processato dalla Corte Russa, il blogger, sempre su Twitter, ha postato una foto accompagnata da una didascalia sarcastica nei confronti del premier, del presidente russo Putin e del suo entourage: "Ciao a tutti dalla Corte di Tverskoy. Verrà il tempo in cui noi dovremo processare loro (con onestà)".

A seguito della decisione del giudice, Navalny è stato condannato a 15 giorni di carcere per resistenza a pubblico ufficiale e a una multa da 20mila rubli, 320 euro, per aver organizzato proteste illegali.

Alexei Navalny


Il 10 aprile, dopo aver scontato la pena, Navalny è stato scarcerato. Lo ha riferito Leonid Volkov, un collaboratore del blogger, attivista e politico russo. Dopo il rilascio, Navalny ha postato sul suo sito: "Sono estremamente felice di essere di nuovo con voi, un altro arresto è terminato. Ringrazio chi è sceso in piazza a protestare: ho incontrato nel cortile della prigione, nell'ora d'aria, chi è stato fermato alle manifestazioni e mi è stato detto che c'è l'intenzione di partecipare sicuramente alle nuove azioni".

I precedenti oppositori: alcuni casi scottanti

Come detto, ogni qualvolta dalla Russia giunge notizia della morte o dell'arresto - Navalny docet - di un oppositore di Vladimir Putin, la prima domanda che gli osservatori si pongono è se il presidente russo sia o meno coinvolto direttamente nel fatto.

Anna Politkovskaia

Il caso più celebre è quello di Anna Politovskaia, freddata a colpi di pistola il 7 ottobre del 2006 - giorno del compleanno di Putin - nell'ascensore della sua abitazione a Mosca. La giornalista, nei suoi articoli, condannò apertamente il governo e l'esercito russo per non aver rispettato i diritti civili e lo stato di diritto sia in Cecenia che in Russia. Secondo fonti dell'intelligence, la giornalista era su una lista di persone scomode da eliminare. L'8 ottobre la polizia russa sequestrò il computer di Politkovskaia e tutto il materiale dell'inchiesta che la giornalista stava realizzando. Il 9 ottobre 2006, due giorni dopo l'omicidio, Dmitry Muratov, l'editore della testata per cui lavorava, Novaja Gazeta, aveva affermato che la giornalista stava per pubblicare un lungo articolo sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al primo ministro Ramsan Kadyrov, che godeva dell’appoggio di Putin. Muratov aggiunse che mancavano anche due fotografie all'appello. Sono passati 11 anni dall'omicidio e il processo si è concluso con dure condanne per tutti gli imputati e due ergastoli, ma ancora non sono stati individuati i mandanti. Per via delle critiche della Politovskaia a Putin, parte dell'opinione pubblica ritiene che l'omicidio sia stato da lui commissionato.

Mikhail Khodorkovski

Un altro ad aver avuto problemi con la giustizia dopo aver dato fastidio a Putin è Mikhail Khodorkovski, ex patron del colosso petrolifero Yukos ed ex uomo più ricco di Russia. L'imprenditore condannato per frode fiscale finì dietro le sbarre nel 2003. A ciò si aggiunse un'altra condanna, nel 2010, per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro. Khodorkovski uscì dal carcere alla fine del 2013, dieci anni dopo, quando il leader del Cremlino decise di graziarlo. Attualmente vive a Zurigo dove ha fondato Open Russia Foundation con lo scopo di cambiare il regime russo, facendo leva sul fronte interno e sugli espatriati. Il suo fu considerato dalla maggior parte degli analisti e dei media internazionali un processo politico, voluto da Putin per sbarazzarsi di uno degli uomini più potenti del Paese che aveva apertamente criticato lo stato di corruzione in cui versava la Russia e aveva finanziato l'opposizione.

Pussy Riot

Un caso giudiziario che ha attirato notevole attenzione in Russia e all'estero è quello legato alle Pussy Riot, il gruppo punk femminile russo - che si esibisce in anonimato - politicamente impegnato per lo sviluppo della democrazia. Nel mese di marzo 2012, tre donne del gruppo furono arrestate e, successivamente, condannate a due anni di carcere per l'accusa di "teppismo e istigazione all'odio religioso" per aver messo in scena, durante una celebrazione religiosa nella Cattedrale di Cristo Salvatore, un'esibizione non autorizzata contro Putin. Il 19 dicembre 2013, circa due mesi e mezzo in anticipo rispetto a quanto previsto dalla sentenza, venne approvata all'unanimità dalla Duma l'amnistia per Marija Alëkhina e Nadežda Tolokonnikova. Uscite dal carcere, durante la loro prima conferenza stampa a Mosca, dichiararono che la loro posizione contro Putin non era cambiata e di voler iniziare un progetto di difesa dei diritti dei detenuti nelle carceri e nei campi di lavoro russi.

Garri Kasparov

Uno degli esponenti più noti dell'opposizione è l'ex campione del mondo di scacchi, Garri Kasparov. Partecipò alle manifestazioni anti-Putin di piazza Bolotnaia del 2011, 2012 e 2013, e diede un contributo fondamentale alla nascita del partito "L'altra Russia". Più volte arrestato, vive ora tra gli Usa e la Croazia per paura di finire nel tritacarne delle inchieste giudiziarie contro i dissidenti. Vede un futuro sempre più nero per il suo Paese e prevede violente proteste di massa in Russia per ribellarsi alla "brutale dittatura di Putin".

Boris Nemtsov

Tra i casi più recenti, vi è l'assassinio di Boris Nemtsov, leader del principale partito di opposizione russo "Unione delle Forze di Destra" e già vice primo-ministro del governo di Boris Eltsin, ucciso con quattro colpi d'arma da fuoco. Nelle ore successive all'omicidio, avvenuto a pochi passi dalla Piazza Rossa di Mosca la sera del 27 febbraio 2015, si sparse la voce che dietro potesse esserci il Cremlino. Ciò per via delle dichiarazioni dello stesso Nemtsov di appena due settimane prima, il 10 febbraio: "Temo che Putin voglia uccidermi. Non potrei disprezzarlo di più", aveva detto al sito russo Sobesednik. Dalle parole riportate da alcuni suoi collaboratori, pare che Nemtsov stesse per pubblicare un dossier sulla presenza di truppe russe in Ucraina, con particolari che avrebbero potuto contraddire la versione di Putin. Il presidente russo, in ogni caso, si espresse senza mezzi termini, condannando l'accaduto ("È un omicidio crudele ed una provocazione") e facendo sapere di aver preso il controllo delle indagini. Nemtsov non raccoglieva consensi tali da poterlo impensierire politicamente. "Se prendiamo in considerazione il livello di popolarità di Putin - disse, a questo proposito, il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov - allora in generale Nemtsov era piuttosto un comune cittadino". Per questi motivi, da un lato, anche tra i membri del suo partito, erano pochi quelli che ipotizzavano un coinvolgimento diretto del governo. Dall'altro, il fatto che l'oppositore fosse contrario a sostenere i ribelli filo-russi al confine con l'Ucraina orientale sembrava un motivo che avrebbe potuto spingere il governo di Mosca a liberarsene. L'opinione pubblica, in larga parte, si convinse che a giustiziare Nemtsov fosse stato un fanatico filo-russo, esterno ai servizi segreti e quindi lontano da Putin.

Tantissimi giovani si sono riversati nelle piazze per protestare. È questo l'elettorato su cui fanno presa maggiormente le idee di Navalny.

La folla di manifestanti 

Putin e il germoglio di una nuova opposizione

Secondo diversi media occidentali, per esempio il New York Times, quelle del 26 marzo sono state le più grosse e importanti proteste organizzate negli ultimi cinque anni. Questo perché, nonostante la linea fortemente repressiva intrapresa dal governo nei confronti delle manifestazioni pubbliche, migliaia di persone hanno deciso, comunque, di scendere in piazza. Navalny è riuscito, infatti, a catalizzare il diffuso sentimento di disagio giovanile. La presenza di tanti ragazzi, addirittura liceali, alla manifestazione non è passata inosservata. Quando Putin arrivò al potere, ereditava un Paese sulle ginocchia, stremato dal crollo dell'Urss. I russi gli chiedevano di riportare ordine e stabilità e il presidente ha rispettato questo impegno. Per questo motivo, il suo gradimento è molto alto, nonostante l'alto tasso di corruzione presente nel Paese. Il capo del Cremlino è riuscito a ridare dignità a una generazione che sentiva un complesso d’inferiorità nei confronti dell’Occidente. Quella che ha intercettato Navalny, invece, è una generazione che non ha vissuto lo shock di quegli anni e che, a differenza della precedente, non ha a cuore la stabilità, ma il cambiamento. 

Ciò non deve, erroneamente, far pensare che Navalny possa essere a oggi un avversario temibile per Putin. I nuovi risultati sul rating del blogger forniti dal centro demoscopico Levada, parlano chiaro in questo senso. Alla domanda "voterebbe Navalny se si candidasse presidente della Russia" solo l’1% ha risposto “sicuramente sì”, mentre il 9% ha risposto “probabilmente”. Contro di lui si sono espressi l’83% degli intervistati, con un 6% di persone che non ha saputo rispondere. A livello di considerazione, non va meglio. Il 3% dei russi dichiara di provare “rispetto” per Navalny, il 4% “simpatia”, il 35% “indifferenza”, il 23% “antipatia” e un altro 20% “irritazione e avversione”. A conti fatti non sono proprio numeri da capogiro. Per questo motivo, definire Navalny - come spesso viene fatto - "il leader dell'opposizione in Russia” è poco conforme alla realtà. L’annuncio del segretario del Partito del Progresso, e leader della Coalizione Democratica, di volersi candidare alle elezioni presidenziali del marzo 2018, però, sembra aver infastidito Putin. A meno di clamorose sorprese, comunque, le elezioni dovrebbero confermare l'attuale presidente alla guida del Paese. E bisognerà vedere se il blogger potrà partecipare o meno. La condanna a 5 anni di reclusione comminatagli nel 2013 per una presunta "appropriazione indebita di fondi pubblici” - Navalny non è andato in carcere perché la sentenza è stata sospesa - dovrebbe impedirgli di candidarsi. Il blogger, però, sostiene che la legge gli consenta di presentarsi in quanto punito solo con la condizionale. 

Ad ogni modo, anche Navalny dovesse farcela, il rating di Putin rimane sostanzialmente irraggiungibile, come testimonia ancora il Levada Center. Degli intervistati ben l’84% “approva” il lavoro del leader del Cremlino. Certo non è tutto oro per il premier russo. Il 67% delle persone ascoltate attribuisce proprio a lui la colpa della proliferazione della corruzione. Un tema molto caro alle nuove "leve", come dimostrato dalla folta partecipazione alla manifestazione. Che sembra destinata a non rimanere un caso isolato. Sulla sua pagina facebook, infatti, Navalny ha da poco annunciato una nuova protesta il 12 giugno.

Sta finalmente nascendo, dunque, in Russia un'opposizione moderata ma decisa che non è più disposta a chiudere gli occhi? E Putin la teme o no? Tra oppositori incarcerati e scarcerati in un batter d’occhio e amnistie concesse, sembrerebbe che il presidente russo sia molto sicuro di sé. Ma la severità con cui è stata repressa la manifestazione del 26 marzo, al contrario, indicherebbe che Putin, nonostante il largo consenso, abbia non poca paura degli umori della piazza. E il mistero sul caso Nemtsov - lo ha fatto uccidere il capo dello Cremlino o no? E perché se non si preoccupa delle opposizioni? - getta ancora più ombre in tutta questa storia.

Per me è la persona che ha fondato nel mio Paese un sistema corrotto che ne impedisce lo sviluppo e che voglio distruggere.                

Alexei Navalny
Vladimir Putin