La chiave è sotto lo zerbino

Tutta la verità su di me #1

Una volta lessi un libro in cui un personaggio metteva la chiave di casa sotto lo zerbino, poi mandava a una donna un biglietto in cui le chiedeva di andare da lui, e le spiegava dove avrebbe trovato la chiave per aprire la porta. Nel libro la donna riceveva il biglietto e accettava l'invito, e tornava a trovarlo spesso, e tutte le volte per entrare si chinava, sollevava lo zerbino e prendeva la chiave. In realtà non avrebbe avuto bisogno di chinarsi, perché lui era sempre in casa e sarebbe stato sufficiente suonare il campanello; ma quella chiave sembrava dare ai loro incontri una complicità e una familiarità particolare, e la cosa mi piaceva. 

Io non sapevo che cos’era uno zerbino e cercai la parola sul vocabolario; scoprii che era quello che in casa nostra mia madre aveva sempre chiamato tappetino, una specie di stuoia consunta su cui per anni ci eravamo puliti le scarpe nelle giornate piovose e che era finito nel bidone dei rifiuti dopo che mio padre ci era scivolato sopra facendosi molto male a una gamba. 

Scesi all’emporio dei cinesi e mi feci mostrare gli zerbini. Anche i cinesi, come a casa mia, li chiamavano tappetini. Ne scelsi uno con scritto benvenuti; ce n’erano un paio più carini, color oro e rosso ocra e con scritto welcome, ma non avevo idea se la donna che avrei invitato a casa avrebbe capito l’inglese. Il mio nuovo zerbino era tutto giallo senape e aveva la stessa lunghezza della soglia. Lo sistemai, entrai in casa, poi tolsi la chiave dalla toppa e ce la infilai sotto, proprio al centro. Adesso anch’io, come il personaggio del libro, potevo scrivere su un biglietto "vieni quando vuoi, la chiave è sotto lo zerbino" e mandarlo a una donna, ma non sapevo a chi. 

La chiave rimase là sotto per parecchi mesi. Ogni volta che tornavo a casa dovevo chinarmi a prenderla per poter entrare; col tempo vidi che si copriva di una polvere sottile e bruna con alcuni filamenti gialli. Avevo cura di posarla sempre al centro, in modo che non scivolasse fuori se accidentalmente lo zerbino si fosse spostato. 

Ogni tanto immaginavo di invitare una donna a casa, e mi figuravo la scena: avrei preparato la tavola in un salotto pulito alla perfezione, nel forno avrei scaldato la cena acquistata nel pomeriggio in rosticceria, in sottofondo avrebbero suonato le musiche di Damien Jurado e dei Decemberist. Poi avrei preso dal frigo i due ginger ale ghiacciati che avevo messo da parte per l’occasione, e proprio in quel momento, durante l’attacco di Cloudy Shoes, avrei sentito il rumore della chiave nella serratura e lei sarebbe entrata sorridendo, e l’avrei accolta con un’espressione di finta sorpresa e le due bottiglie in mano. Ma io non conoscevo nessuna, e non sapevo a chi inviare il biglietto. 

Un pomeriggio, mentre ero alle prese con alcune stringhe di codice che mi davano dei problemi, suonò alla porta il fattorino del corriere che mi consegnava un pacco che stavo aspettando. Il pacco era pesante e mi offrii di aiutarlo, uscii sul pianerottolo e la porta si chiuse alle mie spalle. Presi la chiave da sotto lo zerbino e aprii. 

“Ah, meno male che lei è previdente!” esclamò con allegria il fattorino. 

Entrammo con il pacco e lo poggiamo nell’ingresso. Mentre lui preparava la bolla da farmi firmare rimisi al suo posto la chiave. 

“La lascia sempre là sotto?” mi chiese. 

“Sì, perché?” 

“Beh, non dovrebbe. Non è prudente. E’ il primo posto dove vanno a guardare i ladri, non lo sapeva?” 

“No, non lo sapevo.” 

Mi porse un foglio azzurrino. “Firmi qui, signor Nagel”. 

Dopo che fu andato via rimasi qualche minuto a guardare lo zerbino. “Non è prudente” mi ripetevo: non ci avevo mai pensato. Ma a che cosa serve uno zerbino se sotto non puoi metterci la chiave ? 

Rientrai in casa e mi rimisi a lavorare al codice. Il pacco era nell’ingresso ma non lo aprii. Più tardi, verso mezzanotte, misi al microonde una pizza surgelata e aprii una bottiglia di ginger ale che avevo comprato al discount la domenica precedente. Sul telefono avevo solo tre messaggi: due da clienti e uno da un amico del torneo di Dungeon Hunter

Il giorno dopo uscii e buttai via lo zerbino.

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