Fondente nero

Tutta la verità su di me #7

Qualche giorno fa la mia amica Silvia è passata a trovarmi. Erano le cinque di pomeriggio di una domenica piovosa e mentre l'aspettavo stavo sistemando la mia libreria di fumetti manga. Eravamo d’accordo di vederci perché lei aveva un problema al suo portatile e io mi ero offerto di aiutarla. Quando le aprii aveva una borsa con il portatile e una busta del supermercato. 

"Cosa hai portato?" le chiesi. 

“Avevo in casa della cioccolata fondente, so che a te piace e ho pensato di mangiarla insieme.” 

Erano tre tavolette di fondente nero con diverse percentuali di cacao. A me la cioccolata fondente piace molto, e per combinazione avevo ancora una mezza bottiglia di rum agricolo invecchiato sette anni, così presi due bicchierini e accompagnammo la cioccolata con il rum. Mentre sistemavo il portatile, che aveva bisogno di una formattazione, lei mi raccontò dei ricordi che quelle tavolette di cioccolata le evocavano. 

“Sai, è strano, ogni volta che prendo questa marca di fondente mi torna in mente la storia con un mio fidanzato.” 

“Raccontala, allora. Abbiamo tempo, per la formattazione ci vuole un po’.” 

Lei iniziò con la sua storia. Eravamo comodamente seduti sul mio divanetto blu e ogni tanto allungavamo la mano per prendere un quadretto di cioccolata, mentre il computer faceva il suo lavoro di formattazione. 

“E’ stato sette anni fa. All’epoca vivevo con un ragazzo che frequentava la facoltà di ingegneria, mentre io ero iscritta alla scuola di teatro. Con il mio ragazzo stavo bene, andavamo d’accordo e facevamo molte cose insieme, cucinavamo, viaggiavamo, andavamo al cinema. Gli amici ci additavamo come coppia perfetta, a noi veniva un po’ da ridere ma in fondo era vero, eravamo molto innamorati. Questo perfetto equilibrio si incrinò la sera in cui con gli amici della scuola di teatro ci vedemmo per una birra e conobbi Ivan.” 

Il nome mi era familiare, anche se non ricordavo la faccia. 

“Ivan non era il ragazzo con cui sei stata fino all’anno scorso?” 

“Sì, lui. Quella sera il mio ragazzo non c’era, e scoccò la scintilla. Mi apparve subito irresistibile, lo sai come succede in questi casi.” 

Io non sapevo com’era in quei casi, perché avevo sempre avuto storie che non erano nate da innamoramenti fulminanti, ma annuii. Ivan lo avevo visto qualche volta e sapevo che quella con Silvia non era stata una relazione facile, che si erano lasciati e ripresi molte volte e che da quando era finita lei stava molto meglio. Ma quest’ultima forse era solo una mia impressione. 

“Iniziammo a sentirci, ma di nascosto, e io andai in radio da lui un paio di volte mentre faceva la sua trasmissione Long Live Rock.” 

Mi ricordai che Ivan a tempo perso faceva il DJ per una radio locale. 

“Fu la seconda volta che andai in radio che comprai il fondente nero.” 

Il computer emise il suono di riavvio e io attesi con interesse che lei seguitasse a raccontare la storia. 

“Era capitato che quel giorno era San Valentino, e avevo comprato il fondente nero per mangiarlo insieme in radio, da soli.” 

Mentre Silvia raccontava continuavamo a mangiare la cioccolata e a sorseggiare il rum. 

“Avevo preso un paio di tavolette, credo, e le avevo nascoste in una delle librerie, ma nascoste bene, perché il mio ragazzo non le trovasse. Prima di nasconderle ci avevo disegnato sopra due grossi cuori con il pennarello rosso”. 

Mi venne un po’ da ridere perché non conoscevo Silvia in una veste romantica, ma mi trattenni e non dissi nulla, per paura che pensasse che la prendevo in giro. 

“Poi, quando uscii per raggiungere Ivan in radio, ebbi un momento di panico. Lo conoscevo da poco, e gli stavo per fare un regalo di San Valentino. Non sapevo se le cose tra noi sarebbero continuate, non sapevo neppure se la cioccolata gli piaceva. Mi sentii una stupida, così lasciai le tavolette dov’erano e andai, dopo aver inventato una scusa col mio ragazzo.”

 “E come è finita?” 

“Un paio di settimane dopo lasciai il mio ragazzo e me ne andai da casa sua. Quando radunai tutte le mie cose volevo prendere le tavolette di cioccolata, ma non riuscivo a ricordare dove le avessi nascoste. Pensai di tornare a prenderle in un momento successivo, ma ci fu un brutto litigio e gli lasciai le chiavi, e qualche giorno dopo lui mi mandò per posta le poche cose che avevo lasciato.” 

La formattazione era riuscita e il sistema si stava riavviando. 

“Ma non è finita” aggiunse lei. 

“Un anno dopo ricevetti un messaggio per e-mail. Era il mio ex ragazzo, che per caso aveva fatto ordine in uno scaffale e aveva trovato, incastrato tra il muro e il ripiano, il fondente nero. Aveva visto i cuori e letto quello che scrivevo, frasi d’amore che non ricordo. Pensava fossero per lui. Si era fatto tutto un film nella sua testa: la cioccolata, i cuori, l’amore, un mio accorato messaggio prima di andarmene, e mi chiedeva di rivederci per tornare insieme.” 

“Il tuo portatile è a posto ora. Vuoi che installo dei programmi?” 

Lei si alzò dal divano e guardò l’ora. “No, grazie, Alex, mi aspettano. Sei stato, come sempre, gentilissimo.” 

Mentre Silvia rimetteva il portatile nella borsa io tolsi i bicchieri; parlando avevamo mangiato i due terzi della cioccolata. La accompagnai alla porta. 

“E Ivan, della cioccolata ha mai saputo nulla?” le chiesi mentre già si avviava per le scale. 

Si voltò e mi sorrise. 

“Non gli dissi mai nulla. Ma una volta che accennai all’idea di preparargli una torta di cioccolata fondente per festeggiare il 14 febbraio mi disse: senti, bella, se ci sono due cose che mi fanno cagare sono il fondente nero e San Valentino.”

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