Il vento strappa gli striscioni del ponte sulla provinciale

Tutta la verità su di me #9

Quel film l'ho visto per sbaglio. 

Ero uscito per andare al discount dopo un’influenza durata due settimane, e andavo con la macchina sulla provinciale. A un certo punto, dopo la curva del benzinaio, si fanno circa 300 metri e si passa sotto un ponte pedonale. Il ponte lo conosco bene perché unisce i lembi del parco diviso in due dalla provinciale, e io vado a correre nel parco tre volte la settimana. Quando costruirono la strada tagliarono la collina, perché era impossibile farla passare altrove, e costruirono quel ponte che è utilizzato da chi passeggia o corre, e che su uno dei lati ha una pista ciclabile. 

Gli striscioni sono una caratteristica del ponte. Sulla parte destra della collina c’è un vecchio casale che da qualche anno è stato trasformato in centro sociale, e i ragazzi del centro usano appendere degli striscioni al ponte per propagandare le loro attività: partecipate alla marcia per il salario garantito, oppure accorrete al concerto contro la guerra, o ancora domenica festa di sottoscrizione del Podere Cervi. Quando passo in macchina sulla provinciale li vedo sempre, ed è così che so se ci sono degli eventi in corso. I ragazzi del centro sociale li conosco, è gente simpatica, quando mi chiedono di sistemare un computer o installare un software li aiuto volentieri, e mi piace anche andare ai loro eventi: ho marciato con loro per il salario garantito, ho assistito ai concerti contro la guerra, ho partecipato alle feste per la sottoscrizione e tutto questo genere di cose. 

Per questo motivo quando quel giorno sono passato in macchina sotto al ponte pedonale e ho visto lo striscione ho deciso di andare a vedere quel film. L’estremità era strappata, e mancavano alcune lettere iniziali, ma non c’era dubbio che la parola doveva essere vedete o guardate, e poi seguiva il titolo del film. Sicuramente era un film su una tematica sociale, con un messaggio politico forte, o l’opera di un regista alternativo, magari di un paese del terzo mondo. Non sono uno che va spesso al cinema, e non ho l’abitudine di leggere trame e recensioni prima di vedere un film. Così il mercoledì sono andato al primo spettacolo, quando il prezzo è scontato a metà. La storia era piuttosto noiosa, con una ragazza di liceo impaccata di soldi che si innamorava di un teppista, corse di moto clandestine, i due che facevano l’amore poi si lasciavano, ma prima lui scriveva con la vernice sul parapetto di un ponte la frase io e te tre metri sopra il cielo. Sia la storia sia la regia mi sembravano insulse; ogni tanto qualcuno degli spettatori si alzava e se ne andava, ma io sono rimasto seduto fino alla fine in attesa che arrivasse il messaggio del film. Sono uscito deluso e disorientato - non capivo che cosa ci fosse di tanto bello in quel film secondo i ragazzi del centro sociale. 

La mattina dopo mi sono alzato di buon’ora e ho pensavo che mi sarebbe piaciuto tornare a correre. Ero stato fermo due settimane e avevo bisogno di sentire la stanchezza e le endorfine liberate dalla corsa. Salendo sulla collina sono passato davanti al centro sociale e ho visto alcuni ragazzi che stavano sistemano tavoli e sedie sulla veranda. Altri due erano sul ponte e stavano armeggiando con uno striscione. Uno lo conoscevo bene, era Dario; insieme all’altro tirava una corda alla quale era attaccato un telo sbrindellato. 

"Ciao, Dario. Che succede?" 

Lui mi ha rivolto una rapida occhiata e mi ha risposto continuando a tirare il telo. “Oh, Alex, ciao bello. Siamo stati chiusi due settimane per via di alcuni permessi, adesso finalmente ci fanno riaprire.” 

Con uno strattone hanno portato su tutto il telo. 

“E nel frattempo qualcuno ne ha approfittato per appendere questa porcheria!” 

Ho guardato lo striscione strappato ai miei piedi e ho capito. C’era sopra la frase che il ragazzo del film aveva scritto sul parapetto del ponte, che non era vedete tre metri sopra il cielo, bensì io e te tre metri ecc. ecc. 

Quindi avevo visto quel film per nulla. 

Mentre già stavo riprendendo la corsa Dario, che aveva raccolto lo striscione strappato assieme all’altro ragazzo, mi ha gridato dietro: 

“Ci vieni stasera al centro? Diamo una festa con sottoscrizione per la riapertura. C’è pure il DJ set dei ragazzi di Radio Libertà.” 

“Mah, sì, magari ci vengo, ciao.” 

Quella sera sono tornato presto dal lavoro, e dopo aver sistemato un po’ di cose - bucato, piatti e messaggi di posta - mi sono accorto che non avevo scongelato la carne ed ero troppo stanco per prepararmi qualcosa di elaborato. Mi sono ricordato della festa di cui mi aveva detto Dario, così sono uscito e sono andato al centro sociale. Ho preso un paio di birre, ho mangiato un hot dog e chiacchierato con alcuni dei ragazzi. Poi sono arrivati i DJ della radio e hanno messo la musica; in genere non amo i DJ set perché mettono sempre il reggae o il rap, che a me non piacciono, ma stavolta hanno messo dei pezzi che mi piacevano. Il primo era degli Spiritualized. 

Mi sono poggiato sulla spalliera della sedia, ho chiuso gli occhi e mi sono goduto la musica. Il vento ha iniziato a soffiare, rigonfiando lo striscione appeso al ponte che annunciava la festa con sottoscrizione per la riapertura del centro sociale. Ho alzato il bavero del giubbotto: il sibilo del vento si confondeva con la musica, e io non sentivo più freddo.



(immagine di Sammy Slabbinck)

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