Tra le lenzuola stese e i vasi di rosmarino

Mi chiamo Denise De Nardi, ho 36 anni e un profilo su Facebook con 4.381 contatti. Sul mio profilo non troverete scritta la mia età, ma in compenso potrete vedere molte foto che mi ritraggono: di fronte, di profilo, a figura intera, a mezzobusto, piano americano, a colori, in bianco e nero, al naturale o trattate con photoshop, più una serie di scatti che fanno parte di un paio di book fatti a suo tempo da due miei amici fotografi nel periodo in cui accarezzavo ambizioni artistiche.

Troverete anche i miei post, una trentina al giorno, molti dei quali musicali, perché io ho due passioni: scambiare chiacchiere con i miei amici, quando il lavoro me lo consente, e ascoltare musica.

Non sbagliatevi con le due pagine di fans di Denise De Nardi, aperte rispettivamente dal mio ex marito e da un mio amico sfigato da sempre innamorato di me e mai corrisposto (tranne una sera in cui avevo appena firmato le carte del divorzio e mi sentivo una donna finita e discretamente sbronza). Da quando sono su Facebook sono passati due anni, e ho previsto che arriverò al limite di saturazione di contatti consentito, ossia, 5.000, entro dicembre di quest'anno. Siamo in agosto e ancora posso farcela.

Il contatto numero 4.000 è stato Ivano Ferranti; lo ricordo bene perché abbiamo scherzato sulla cosa con un post del tipo "ricchi premi e cotillons" e siamo andati avanti con 125 commenti fino a notte fonda. In genere non chiedo mai il contatto a nessuno, sono gli altri a chiederlo a me (l’anno scorso, dopo 20 giorni di vacanza, trovai 107 richieste di amicizia), ma lui è amico dell’amico di una mia amica, che detto così sembra una cosa stupida ma ha la sua importanza in un ambiente in cui quasi tutti i contatti sono virtuali e conoscersi di persona costituisce un’eccezione. Così gli ho chiesto l’amicizia e abbiamo cominciato a scambiare commenti, chiacchiere, qualche messaggio privato. Con lui è iniziato tutto a metà giugno. Per la verità era da un po’ che andavamo avanti a mezze frasi, allusioni, dediche in privato da parte sua, ma all’inizio io ero restia a dargli retta, anche perché ancora impelagata negli strascichi di una storia complessa e alquanto stressante con un tipo che mi aveva salutata da un giorno all’altro per trasferirsi a Seattle. Diciamo che ci siamo fronteggiati per un paio di mesi, poi a giugno la mia amica (quella fidanzata con l’amico di Ivano) mi ha proposto di andare tutti e tre a trovarlo in radio, una piccola emittente locale dove conduce una trasmissione dal titolo Long Live Rock. E là è stata la folgorazione.

Ivano non è esattamente quello che si definirebbe un bell’uomo, ma ha delle particolarità così spiccate che l’ho immediatamente trovato attraente. Alto, slanciato, una testa lucida ma con basette lunghe fin quasi al mento, un naso greco molto pronunciato, labbra carnose, occhi neri profondi, mani incredibilmente affusolate malgrado la loro grandezza. E una voce profonda e gorgogliante che accompagna la sua musica ai microfoni mentre parla in modo suadente, scegliendo accuratamente le parole e le pause. Dopo quella sera è scattato qualcosa tra noi; mentre rincasavo ho trovato il suo primo sms, il primo di una lunga serie che mi ha accompagnata anche per tutta la settimana successiva in cui è partito per il mare con il figlio. E’ separato in casa, Ivano, e mi ha detto, fin dall’inizio, che con la moglie ormai da anni non c’è più nulla, chiuso, finito, che stanno insieme solo per l’impossibilità di trovare una sistemazione conveniente e per il bambino che ha solo 10 anni.

Al suo ritorno ci siamo visti, era il 27 giugno, lo ricordo benissimo perché è stata la prima volta che abbiamo fatto l’amore. È venuto a casa mia quella sera, abbiamo bevuto della sangria, siamo saliti in terrazza e mi ha presa con dolcezza e con desiderio tra le lenzuola stese e i vasi di rosmarino. Ivano è un amante appassionato, impetuoso, mai sazio e pieno di fantasia. Ha baciato una per una le dita dei miei piedi insinuando la lingua tra le unghie dipinte e i miei anellini argentati.

I giorni successivi ci siamo parlati in molti modi: per telefono, ovviamente, ma soprattutto su Facebook, un po’ attraverso i messaggi privati, un po’ in chat, un po’ con i post musicali che mi dedicava sul suo profilo e che potevo vedere solo io (si chiamano post con restrizioni, basta impostare la privacy per occultarli a tutti gli altri contatti). E poi, naturalmente, per sms. Mi sono arrivati messaggi a tutte le ore del giorno, mentre lui era al lavoro. Ho ricevuto messaggi al risveglio, mentre facevo colazione, mentre ero in doccia, mentre ero in palestra, mentre salivo in macchina. Messaggi fitti, tutti appassionati, tutti con parole sublimi e meravigliose. Non avevo mai ricevuto parole così belle da nessun uomo. E la mia testa è stata completamente rapita, e ho sentito che mi stavo innamorando pazzamente e senza mezze misure di quest’uomo non bello ma dal fascino incredibile.

Dopo qualche giorno di questo idillio mi ha detto che doveva parlarmi di una cosa. Inizialmente ho pensato che riguardasse la moglie e il loro prossimo divorzio, poi ha menzionato una certa Sylvie. Ricordavo che c’era una Sylvie tra i suoi contatti, ma non avevo fatto mente locale, anche perché da un paio di mesi non la vedevo più tra i suoi amici. Mi ha raccontato di aver avuto una storia con lei, una storia che si era trascinata per quasi due anni (due anni!) e che era finita in maggio, dopo che lei gli aveva fatto delle cose orribili (mi ha parlato di schiere di uomini, tradimenti, minacce e ingiurie quando lui le aveva detto che era finita). Ho cercato di saperne di più, ma lui mi ha detto – anzi, mi ha scritto, perché tutta questa conversazione si è svolta per sms:

“Denise, è roba passata, e non era come con te. Tu sei la donna che ho sempre cercato, la donna in grado di completarmi. Tu sei l’amore”.

Poi ha aggiunto che era preoccupato che Sylvie potesse ancora farsi viva in qualche modo se avesse saputo di noi due: chiudi il tuo profilo al pubblico, mi ha detto, in modo che lei non possa vederlo e non possa scrivere cattiverie sul nostro conto. Ho anche sbirciato per vedere il profilo di questa, ma era chiuso e ho lasciato perdere. Quando poi Ivano mi ha detto che lei ha 48 anni, mi sono messa a ridere. Sarà sicuramente sfatta e non si rassegnerà all’idea…. Mettiti da parte, mia cara, ho pensato, e fatti una ragione che ora Ivano è il mio uomo. Dopo questa conversazione Ivano ha esaurito la scheda telefonica (mi aveva proposto di aderire a un’offerta Vodafone, ma io ho Tim, come si fa?) e ho pensato bene di fargli una sorpresa ricaricandogli il telefono. Era commosso, e io ho provato tenerezza e anche un certo orgoglio.

Il mese di luglio è trascorso in modo a dir poco idilliaco. Certo, non abbiamo avuto molte occasioni per vederci: lui mi ha detto che vivendo ancora in casa si sente moralmente legato alla donna che ha sposato e non vuole farle del male finché tutto non sia definito, malgrado le abbia detto onestamente della nostra storia, ed evita di uscire troppo spesso per non dover inventare giustificazioni con il figlio. Ma altre due volte mi ha raggiunta a casa mia e abbiamo fatto l’amore, non in terrazza come la prima volta, ma in modo ugualmente appassionato e vorace.

Di Cecilia ho saputo per caso. Ne ha parlato un pomeriggio in cui ci eravamo incontrati per un saluto fugace all’uscita del suo lavoro (doveva correre a casa entro un’ora per accompagnare il figlio in piscina, da buon padre di famiglia). Con Cecilia aveva avuto una breve storia – non si poteva neanche definire tale, ha precisato – proprio a maggio, dopo aver rotto con Sylvie, anzi, quella storia era stata il grimaldello per chiudere quel rapporto malato e dismesso che si trascinava da due anni. Gli ho chiesto di Cecilia, ma Ivano non è stato di molte parole; mi ha solo ribadito che è stato un flirt, una cosa senza importanza, che era stata lei a inseguirlo su Facebook per mesi, finché lui aveva finalmente acconsentito a incontrarla.

"E' finito tutto dopo una decina di giorni”, ha detto, “lei era troppo assillante e appiccicaticcia, e non è successo nulla, nulla tra di noi”.

Ha aggiunto, poi, che Sylvie e Cecilia per quella storia si odiavano, e Sylvie le aveva bloccato l’accesso al proprio profilo dopo che si erano scambiate messaggi infuocati in via privata. Ho guardato Ivano negli occhi: erano sereni, pieni di amore per me, e ho pensato a quante donne devono trovarlo attraente, e mi sono sentita, per un attimo, euforicamente gelosa di lui, così possessivo nei miei confronti, al punto da non tollerare che altri contatti maschili commentassero le mie foto.

All’inizio di agosto io e Ivano abbiamo avuto il nostro primo litigio. Cioè, non è stato esattamente un litigio: semplicemente, lui ha iniziato a comportarsi in modo strano – un calo di messaggi, frasi strane e un atteggiamento quasi arrabbiato, poi una sparizione che ha destato in me non poche preoccupazioni: nessuna risposta ai miei sms, nessuna risposta sui messaggi privati di Facebook, post sibillini. Come avrete capito non posso telefonargli a casa, vista la sua situazione, e poi non ho neanche il suo numero fisso. Quando finalmente è riemerso, più di 24 ore dopo, mi ha detto che era arrabbiato perché avevo deciso di partire per le vacanze e questo avrebbe sottratto occasioni preziose per stare insieme, visto che la moglie e il figlio avevano programmato la villeggiatura proprio in agosto. Abbiamo avuto una discussione, sempre per sms, mi accusava di essere indifferente, di non tenere a lui e non curarmi del fatto che gli sarei mancata, io gli ho risposto che da un mese aspettavo che alcune cose cambiassero (ci eravamo visti 4 volte in tutto in 30 giorni) ma visto che nulla si smuoveva avevo deciso di partire e non potevo cambiare la mia prenotazione di aereo e albergo.

Insomma, è andata a finire che io sono partita e lui, offesissimo, non mi ha neanche telefonato per augurarmi buon viaggio. Mentre trascinavo la mia valigia all’imbarco, tra la rabbia, il dispiacere e le lacrime ingoiate ho avuto il buon senso di pensare: poco male, gli passerà, ho diritto anch’io a farmi una vacanza dopo un anno di lavoro e lui lo capirà.

I giorni sono passati e pareva che Ivano non capisse.

Scrutavo il telefono ogni dieci minuti in cerca di messaggi, ma gli unici tre sms che mi sono arrivati mi hanno fatto capire che era ancora arrabbiato. Dopo una settimana di tortura interiore ho rinunciato all’ennesimo spettacolo di sirtaki e ho messo una scusa con i miei amici per andarmi a rifugiare in un Internet bar. Volevo riprendere contatto con Ivano, provare a scrivergli su Facebook, vedere in qualche modo qualcosa di lui. Sul suo profilo non c’era nulla di diverso dal solito. I post musicali, alcuni commenti di amici rimasti a casa a ferragosto, una sorta di mortorio virtuale; una, in particolare, tra quei pochi, commentava in modo ricorrente, una certa Hilary.

Invece ho avuto l’idea di vedere il profilo di quella Cecilia. Non so perché ho avuto questo impulso: il suo profilo era aperto al pubblico, lo avevo già visto giorni prima, quando Ivano mi aveva confessato del loro flirt, e non ci avevo trovato nulla di strano se non una serie di elucubrazioni tra il poetico e il decadente. Ma stavolta c’era qualcosa di diverso: Cecilia e Sylvie avevano stretto amicizia. Che strano, ho pensato: ma non si odiavano? Sylvie non aveva inventato un cumulo di falsità e calunnie su Ivano per vendicarsi di essere stata lasciata, e non aveva riversato su Cecilia la propria rabbia?

Ho cliccato sul nome di Sylvie e, con mia grande meraviglia, ho scoperto che aveva aperto al pubblico il suo profilo. Con un po’ di agitazione ho guardato le sue foto. Sylvie non era come lui l’aveva descritta. Dalle parole di Ivano doveva essere una donna precocemente invecchiata, appesantita, che dimostrava più della sua età, una sorta di casalinga depressa in cerca di emozioni. La donna che vedevo nelle foto non dimostrava più di 40 anni, aveva un sorriso solare, indossava un lungo abito rosso sexy e, beh, a dirla tutta era in forma e per niente brutta. Ho sfogliato fino ad arrivare a una foto in cui era con un’altra donna, bella anche lei: dalla didascalia ho capito che era Cecilia, e anche lei, quasi coetanea di Sylvie, era diversa da come l’aveva descritta Ivano, e non certamente in peggio. Sono andata avanti. Ho letto le note di Sylvie. C’erano i commenti di Cecilia. Raccontavano di come un giorno, dopo tutta quella storia, si fossero parlate e avessero scoperto di essere state entrambe ingannate: Ivano intratteneva una relazione con tutte e due contemporaneamente, facendo credere a ciascuna di essere l’unica donna della sua vita. La cosa era andata avanti per un paio di mesi, e ciascuna era all’oscuro dell’altra.

Col fiato sospeso ho seguitato a leggere, ho letto il resoconto del loro incontro in cui si parlava di sms, di messaggi privati, di post e telefonate. Mi girava la testa e non capivo niente; il credito per l’Internet point è scaduto, ho ricaricato la scheda e ho ripreso a navigare su Facebook. Ivano doveva essere al lavoro in quel momento, perché il suo ultimo post risaliva a qualche ora prima. Ho pensato che avessero inventato tutto, quelle due, per screditare il mio Ivano davanti a tutti, certo, per la rabbia di essere state lasciate. Poi, d’impulso, ho scritto a entrambe. Mi sono presentata, ho detto che Ivano era il mio fidanzato e che avrei voluto parlare con loro per chiarire alcune cose. La prima che mi ha risposto è stata Sylvie: doveva essere online, perché la sua risposta è arrivata dopo qualche minuto. Poi anche Cecilia mi ha risposto. Abbiamo scambiato messaggi per tutta la sera in una conversazione a tre, e quello che è uscito fuori era sconvolgente. Ivano ha avuto una relazione con Sylvie fino a giugno, e già in aprile aveva iniziato a vedersi con Cecilia. Ho capito che qualcosa non quadrava. Sovrapposizioni, anche con me: possibile che si fossero sbagliate?

“Vuoi le prove”? ha detto Cecilia, e mi ha invitata a una Skype. Ci siamo parlate e viste sullo schermo, tutte e tre, e mi hanno mostrato i loro telefoni per farmi leggere gli sms che Ivano ha inviato a loro. Mi sono sentita male: erano identici per tutte e due, e uguali a quelli che aveva mandato a me. Amore folle e disperato, forsennato: sei la donna della mia vita, sei la donna che ho sempre cercato, la donna in grado di completarmi.

Mi sono appigliata a un’ultima possibilità, e ho detto a Cecilia:

“Ma come? Mi ha detto che per lui eri un flirt, che lo cercavi tu e lui non voleva, che non è successo nulla..."

Lei è scoppiata a ridere e mi ha mostrato il suo telefono. Ho letto:

Cecilia, amore, buongiorno, penso all’amore fatto con te ieri, alla meraviglia del tuo corpo e del tuo letto. Ho tanto bussato alla porta del tuo cuore e finalmente mi hai aperto. Ti amo.

Sylvie intanto mi mostrava un messaggio ricevuto lo stesso giorno un paio di minuti dopo:

Sylvie, tesoro, ho un folle desiderio di fare l’amore con te. È la cosa più bella che mi sia mai accaduta, e se non ci sarai tu non lo farò mai più con nessun’altra. Ti amo.

Abbiamo passato la sera a parlare, ho letto i messaggi di Ivano: tutti uguali a coppia, e molti di essi uguali a quelli che io avevo ricevuto da lui. Sylvie mi ha spiegato: non era vero che lei aveva avuto frotte di amanti, che il loro rapporto era “stanco”, che aveva inventato calunnie, e tantomeno che lo aveva minacciato.

“Ho avuto un esaurimento nervoso a causa sua: promesse, rotture, scenate per due anni.”

“Sono stata male anch’io” ha aggiunto Cecilia, e insieme mi hanno fatto il ritratto di un uomo inguaribilmente bugiardo, incapace di dire un solo grammo di verità in un oceano di menzogne, un mentitore incallito con la vocazione di impenitente poligamo dietro la facciata di uomo onesto e corretto. Prima vittima, la moglie:

"Lei non ha mai saputo nulla di noi, pensa che il marito sia di una fedeltà esemplare.”

Poi la mazzata finale: Cecilia e Sylvie mi hanno detto di aver scoperto che Ivano non è per niente separato in casa, ma che vive in perfetto accordo con la moglie e fanno sesso quasi ogni giorno. Sylvie mi ha guardata, ha capito che ero turbata e sorridendo mi ha detto:

“Denise, io e Cecilia abbiamo scoperto subito che stava con te. Sapevamo che prima o poi ci avresti cercate.”

“Se la fa con Hilary, adesso” ha aggiunto Cecilia.

Si sono guardate tra loro, imbarazzate, poi ha continuato:

“Un nostro amico li ha visti insieme alla fine di luglio. E' da allora che hanno una storia. Mi dispiace.”

“Quante siamo?” ho chiesto con un filo di voce.

Cecilia ha fatto una risata amara e feroce.

“Conta i suoi contatti femminili di Facebook” ha risposto impietosamente.

Oggi è il 24 agosto. Sono tornata dalle mie vacanze con una bottiglia di ouzo, una scottatura sulla schiena, due chili in meno e tre abiti tradizionali greci. Ivano mi ha mandato un sms: vuole vedermi, non può fare a meno di me e gli sono mancata. Gli ho dato appuntamento per questa sera a casa mia, ha detto di sì, che verrà perché la moglie e il bambino sono partiti. Lui si aspetta di trovare l’ouzo in fresco; troverà Sylvie e Cecilia, che sono già in terrazza tra le lenzuola stese e i vasi di rosmarino, e hanno portato i loro telefoni e i computer portatili con le conversazioni archiviate. Il mio telefono e il mio computer sono già pronti.

Tra qualche minuto Ivano suonerà alla mia porta.

Foto: Giancarlo De Carlo