Nelle cuffie dei Millennials

Ascoltano più musica dei loro genitori ma lo fanno sul divano: viaggio tra i gusti musicali della prima generazione interamente digitale

Altro che Sfera Ebbasta e Young Signorino, meglio i Coldplay e i Linkin Park. Se la trap pare essere il genere preferito dai giovanissimi italiani, non passa invece per le cuffie dei Millennials, i ragazzi nati tra il 1980 e il 1995, la prima generazione digitale. Mancando dei dati ufficiali sul loro rapporto con la musica, abbiamo promosso un sondaggio su Internet chiedendo agli intervistati età, gusti musicali, artisti preferiti, media utilizzati e partecipazione ai live. Il quadro che ne esce è che gli artisti preferiti rimangono le icone del decennio scorso, ma cambia il modo in cui vengono ascoltati. Gli album e i dischi fisici lasciano spazio agli smartphone e ai servizi streaming; la poltrona del salotto è più comoda dei seggiolini di locali, stadi e palazzetti.

LA MUSICA A PORTATA DI SMARTPHONE

Lo streaming ha cambiato il modo di ascoltare la musica. Dal lancio sul mercato nel 2008, Spotify (leader delle piattaforme di streaming) conta oggi più di 170 milioni di utenti attivi mensili e oltre 75 milioni di abbonati, che usufruiscono cioè del servizio a pagamento. Per comprendere l'impatto dello streaming sulla discografia basti pensare che nel 2017 ha prodotto quasi i due terzi dei ricavi complessivi del mercato americano, per una cifra che supera i 5,7 miliardi di dollari (fonte RIIA). Una rivoluzione che ha colpito soprattutto i Millennials. Se in Italia il 46% delle persone utilizza servizi di streaming (fonte FIMI), la percentuale sale al 70,3% tra i Millennials.

Lo streaming, oltre a mettere a disposizione degli utenti migliaia di brani, permette loro di usufruirne quando vogliono. L'83% dei Millennials che ne fa uso vi accede tramite smartphone. Non serve più comprare o scaricare la musica: basta una semplice connessione internet.

Lo streaming potrebbe quindi aver risolto il problema della pirateria musicale, praticata ancora da quasi un Millennial su tre (31,4%). "Spotify è una piattaforma democratica – afferma Carlotta Zuccaro, esperta di marketing musicale e docente del Master in editoria musicale all’università Iulm di Milano – potrebbe essere la soluzione al download illegale"

Ma se si può ascoltare tutta la musica che si vuole quando si vuole sul proprio cellulare, chi compra più i dischi? Tra i Millennials, neanche uno su tre (32%), considerando mercato digitale, cd e vinili.

Ormai da qualche anno si parla di un ritorno del vinile, da quando nel 2016 in Inghilterra ha raggiunto le vendite del 1991. E guarda un po', sono proprio i Millennials i protagonisti di questo inaspettato rilancio. "Il vinile è un oggetto che va oltre la musica in sé, dà un senso di concretezza e di possesso che il formato mp3 non può dare" racconta Nicola, titolare di Serendeepity, uno dei rivenditori di vinili più forti di Milano. Le pareti del suo negozio sono coperte interamente da 33 giri, lasciando un piccolo spazio ai cd e un piano interrato dedicato all’abbigliamento. Il genere predominante è la musica elettronica, ma si trova un po’ di tutto. Gli acquirenti sono soprattutto Millennials. “Qua vengono soprattutto dj e giovani collezionisti” spiega Nicola, che conferma che effettivamente il mercato è in crescita: “Sono aperto dal 2009 e da allora le vendite sono salite del 30%”. Forse anche i Millennials, i primi 'nativi digitali’, sono rimasti ammaliati dal fascino di possedere un vinile, toccarlo, sentirne i solchi e ascoltarlo, in una qualità audio nettamente superiore a quella dei supporti digitali.

Un altro mezzo che è sopravvissuto alla rivoluzione tecnologica portata da Internet è la radio, ascoltata ancora dal 50% dei Millennials. Anzi, è proprio grazie alla Rete che è riuscita a resistere: anche in radio è arrivata la formula dell’on demand con i podcast; il fenomeno delle web-radio poi ha portato molti giovani a riscoprire il media, rendendoli non solo ascoltatori ma anche protagonisti.

IL ROCK 'N ROLL NON MORIRÀ MAI

Lo cantavano gli Ac/Dc, lo diceva Neil Young, lo confermano i Millennials. Il rock è tra i generi più ascoltati dai giovani italiani (46,1%), secondo solo alla musica elettronica (47,7%). Una sorpresa se si pensa all'esplosione di generi musicali come l’hip-hop e l’indie, che nel nostro paese godono di una scena molto florida, con gruppi come i The Giornalisti e rapper come J-Ax e Fedez che occupano stabilmente le posizioni più alte delle classifiche.

Gli artisti più votati sono due gruppi icone dei primi anni 2000: i Linkin Park e i Coldplay. Al terzo posto il compianto Avicii, produttore che per primo è stato capace di portare la musica elettronica nel cuore del grande pubblico, grazie a canzoni come Levels e a collaborazioni con grandi artisti internazionali, tra cui, appunto, i Coldplay. Tra gli italiani il più votato è Jovanotti, che nel 2017 ha pubblicato il suo quattordicesimo album in studio, Oh Vita, a 30 anni di distanza dal primo, vendendo oltre 150mila copie e aggiudicandosi il disco di platino.

PIGRI E DISINTERESSATI?

Andare a un concerto è sempre un evento, a prescindere dall'artista che si sta ascoltando. Atmosfera, scenografia, coinvolgimento del pubblico trasportano lo spettatore in una realtà nuova, diversa da quella che si vive fuori dal palazzetto o dallo stadio. Ma in fondo perché spendere soldi (spesso tanti) per un biglietto quando si può godere lo spettacolo direttamente da casa, in televisione, o sullo smartphone, attraverso i social network dell’artista o di qualche amico che è tra il pubblico? È una domanda che i Millennials si fanno spesso. 

Nel nostro paese, il 58% dei Millennials va a sentire da uno a un massimo di cinque concerti all'anno. "La scarsa presenza di giovani ai live non è un problema solo italiano – commenta Amedeo Lombardi, organizzatore di Home Festival, rassegna che giunge quest’anno alla nona edizione – ma noi siamo la popolazione che legge meno libri e quella che consuma meno eventi musicali. Come Home Festival abbiamo provato a tenere un prezzo agevolato dei biglietti, 90 euro per tre giorni, e proporre una selezione di artisti che parli a quel pubblico".

I Millennials vengono definiti spesso pigri e disinteressati, e a giudicare da quanta musica ascoltano (in media più di 3 ore al giorno) e dal numero di live a cui partecipano, pare proprio che il giudizio sia corretto. Ma in fondo è solo uno dei paradossi che accompagna questa generazione, capace di adattarsi ai rapidissimi cambiamenti della società pur rimanendo legata alle tradizioni di chi è venuto prima. Ascoltano più musica ma lo fanno sul divano, usano lo streaming ma rilanciano il vinile: sono i Millennials.