L'UOMO È UN ANIMALE POLITICO. E I MILLENNIALS?

Il complesso rapporto dei nati tra 1980 e 2000 con la res publica

Dalla massa di giovani militanti nelle file della Democrazia Cristiana o del Partito Comunista Italiano ai numeri risicati che incassano i partiti odierni. Com'è oggi il rapporto tra millennials (i nati tra 1980 e 2000) e la politica?

"Guai a generalizzare. Chi sono i millennials?"
Alessandro Amadori, Istituto Piepoli

"Generalizzare è sbagliato. Non esiste una categoria concettuale in grado di identificare i millennials attraverso un comportamento uguale per tutti. Si tratta, pertanto, di un'astrazione". È la premessa di Alessandro Amadori, responsabile delle ricerche qualitative dell'Istituto Piepoli. La parola chiave, quindi, è segmentazione. Gli studi indicano infatti l’esistenza di segmenti fortemente polarizzati: "Uno su dieci è altamente interessato alla politica: si informa, si documenta, magari ha anche un blog personale. I restanti nove su dieci sono completamente disinteressati. Ne risulta che, per mera media statistica, i millennials siano poco coinvolti nella vita pubblica rispetto ad altre fasce d’età". Alle ultime elezioni il 35-50% dei millennials è andato alle urne, mentre 40enni e 50enni hanno fatto registrare un’affluenza pari al 70-80% degli aventi diritto al voto. "Il problema più grave – continua Amadori - è dato dai neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano: sono abbandonati a sé stessi. Alcuni non sono sensibili ad alcun tema e, se vanno a votare, danno un voto di disperazione. Sono attratti da messaggi forti e semplificativi, di 'sinistra-sinistra’ o ‘destra-destra’. Poi c’è sempre quel segmento uno su dieci che ragiona sui contenuti e sulla complessità della realtà, e che magari è molto sensibile a temi come la sostenibilità".

"Tutti i punti di riferimento che davano solidità al mondo e favorivano la logica nella selezione delle strategie di vita (i posti di lavoro, le capacità, i legami personali, i modelli di convenienza e decoro, i concetti di salute e malattia, i valori che si pensava andassero coltivati e i modi collaudati per farlo), tutti questi e molti altri punti di riferimento un tempo stabili sembrano in piena trasformazione. Si ha la sensazione che vengano giocati molti giochi contemporaneamente, e che durante il gioco cambino le regole di ciascuno. Questa nostra epoca eccelle nello smantellare le strutture e nel liquefare i modelli, ogni tipo di struttura e ogni tipo di modello, con casualità e senza preavviso"

Zygmunt Bauman

Uno dei problemi principali, spiega Amadori, consiste nel fatto che viviamo in una società liquida nella quale i corpi intermedi (famiglia, associazioni, partiti) perdono sempre più peso nella forma mentis delle nuove generazioni. La dimensione individuale scavalca ogni categoria sociale e collettiva. E questi fenomeni creano disorientamento, disagi e contraddizioni (non solo nei millennials)."Di giorno una ragazza magari è la più brava del suo liceo classico e la sera fa uso di droghe pesanti in discoteca", racconta Amadori. 

E così anche il valore della politica, ormai incapace di dare nuova speranza ai giovani, perde il suo mordente. Si guarda al futuro con sfiducia. Un futuro fatto di precariato, di assenza di grandi progetti, ignoto nel senso più negativo del termine.

Secondo Dario Tuorto, sociologo dell'Università di Bologna, le grandi ideologie sono al tramonto. "Il voto ideologico a sinistra dei giovani, negli anni '90, era l'ultimo canale di trasmissione tra genitori che si erano formati nella fase dei movimenti e figli che seguivano la tradizione. Oggi c'è un voto nuovo, che rispecchia un conflitto generazionale e forse l'interesse per nuove forme di politica, ma è certo che se il Movimento 5 Stelle avesse una connotazione ideologica non sarebbe così votato", afferma Tuorto al Fatto Quotidiano. Secondo i dati da lui elaborati, i giovani votano il centrosinistra meno degli adulti (-8,2%) e preferiscono i pentastellati (11,8% in più nella fascia 18-30 anni rispetto a quella 31-60).

Ma passando al setaccio altre statistiche si nota come i risultati siano, in riferimento all'orientamento partitico, molto differenti. A riprova della premessa di Alessandro Amadori: impossibile schematizzare con facilità la categoria dei millennials e individuare dei comportamenti omologabili senza incappare in una rappresentazione caricaturale.

Prendiamo ora in esame uno studio ixè relativo alle elezioni politiche 2018. In questo caso i giovani compresi nella fascia 18-24 anni sono quelli che fanno registrare il picco nell'astensione (33,6%), seguiti dagli over 65 (28,7%) e dal segmento 25-34 anni (28%). 

Il partito più votato dagli elettori tra 28 e 24 anni è il M5S (39,3%) davanti a Pd (16%), Lega (17,4%) e Forza Italia (8,3%). Nella fascia 25-34 anni i pentastellati sono ancora i primi della classifica (40,1%) e precedono Lega (19,1%), Pd (10,2%) e Fi (8,6%). 

Ma l'orientamento del voto ormai è molto volatile e dopo le prime settimane di governo, secondo diverse ricerche, le carte sono già state rimescolate: se tornassimo al voto domani, probabilmente, i risultati sarebbero profondamente diversi e favorevoli al partito guidato da Salvini.

Altro nodo da sciogliere: come si informano i giovani? Le ricerche sono concordi e indicano il web come primo canale d'informazione accanto all'importanza del pensiero di amici e parenti. I giornali, invece, hanno perso autorevolezza. I giovanissimi consultano raramente i siti d'informazione generalisti e quando lo fanno è soprattutto per rimando di post pubblicati sui social network. Diffuso è l'utilizzo del web in maniera verticale, ovvero facendo ricerche specifiche su argomenti ritenuti interessanti. E se i giovani, in larga parte, si dimenticano della politica, si può dire che anche la politica si sia dimenticata dei giovani? Nel corso degli anni in molti si sono dedicati alla tutela dei "non-giovani", innalzando la spesa previdenziale magari per ottenere il consenso dei pensionati e dimenticandosi di chi terminava gli studi e si affacciava sul mondo del lavoro. Inoltre la perdita di peso degli elettori tra 18 e 30 anni è destinata a peggiorare in futuro considerando l'andamento demografico: l'età media si allunga, la popolazione invecchia e le nascite diminuiscono. Meno cittadini giovani e più anziani."Servirebbe un nuovo movimento internazionale che parta dai giovani, che aggreghi energie in tutto il mondo al fine di fare una rivoluzione, spirituale e non violenta, per costruire un futuro migliore", sostiene Amadori. Certo, ogni Paese fa storia a sé e in Italia questa "società del disagio" è particolarmente accentuata, come ricorda l'esperto dell'Istituto Piepoli. Ma una notizia interessante, forse un barlume di speranza, arriva dagli Usa: la giovane ventottenne socialista di origini portoricane Alexandria Ocasio-Cortez [la ragazza che abbiamo scelto nella foto di apertura] ha vinto le primarie democratiche per le elezioni di mid-term per il distretto di Queens e Bronx (New York). Con il 57% dei voti contro il 43 del 56enne Joseph Crowley, uno dei candidati più potenti della sinistra americana che ha speso 1,5 milioni di dollari per la campagna elettorale contro i 300 mila della sfidante. A dimostrazione che i giovani possono ancora lottare e vincere. E che le idee valgono più dei finanziamenti.