La fabbrica delle incompiute

Così il Por alimenta progetti "bloccati"

Piccolo compendio del "non finito" in Calabria

Il tour di Mario Oliverio tra le incompiute calabresi potrebbe diventare virtualmente infinito. Oltre ai progetti interrotti che ormai sono diventati parte del paesaggio, altri si aggiungono al panorama del "non finito" calabrese. E la programmazione europea degli ultimi anni si rivela una fabbrica delle incompiute. Lo dicono i dati disponibili in rete e validati dall'Unione europea: i progetti vengono pensati, partono in ritardo e, troppo spesso, restano addirittura fermi. Opencoesione è il portale che monitora l’evoluzione della spesa europea. Il suo “focus” sulla spesa del Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regione) calabrese cristallizza lo stato dell’arte dei progetti e dei finanziamenti. Racconta quanti soldi erano stati stanziati per la Calabria e quanti, in effetti, ne siano stati spesi. Quali siano i progetti in fase più avanzata e quali siano, invece, fermi al palo. È un piccolo compendio delle moderne incompiute calabre, segnate da stop burocratici e amministrativi. Li ha riassunti, almeno in parte, l’Espresso nella visita dedicata a Crotone. Dei 24 milioni ottenuti dalla Regione per riqualificare il centro storico ne sono stati spesi 17 milioni, pur avendo ottenuto una proroga di due anni che scade a fine 2015. Per la riqualificazione urbana, invece, sono stati spesi solo 11 dei 23 milioni previsti. Di chi è la colpa? Peppino Vallone, sindaco della città, chiama in causa la Regione Calabria: «Se la convenzione con la Regione che ci garantisce i fondi e senza cui non possiamo fare bandi è stata firmata nel 2010, la prima erogazione è avvenuta nel 2011 e i lavori sono iniziati nel 2012, come facciamo a finire per il 2013?». Quando non ci si mettono le lentezze burocratiche, arrivano le sentenze del Tar: l'assegnazione di un progetto è spesso seguita da ricorsi che interrompono i lavori. I tempi si allungano e spesso si riparte con la gara d'appalto. Risultato: i soldi tornano da dove sono arrivati. Si fabbricano nuove incompiute e se ne alimentano altre.

Come si spendono i fondi europei

La diga sul Menta è una delle incompiute storiche 

La prima voce tra le richieste di intervento che si levano dal territorio – rivolte al governo o all'Unione europea, cambia poco – è sempre quella delle infrastrutture. Le cifre ufficiali confermano la sensazione che manchi tutto fuorché il denaro, almeno in linea di principio. Alle infrastrutture sarebbero destinati 2,3 miliardi di euro della dotazione del Fesr presa in esame da Opencoesione, il 74% circa del totale. Forse non sarebbero sufficienti a superare il famigerato gap infrastrutturale ma di certo darebbero una mano agli sventurati collegamenti calabresi. Invece, quando si passa dai finanziamenti programmati ai pagamenti sui quali viene effettuato il monitoraggio, la cifra scende a 953 milioni di euro. Sempre tantissimi, ma meno della metà della spesa teorica. Solito refrain: i soldi ci sono ma non si spendono oppure si spendono accumulando grossi ritardi. I progetti per le infrastrutture sono i più lenti. Anche questo è uno dei dati salienti dell’indagine. Prima, però, conviene soffermarsi, per grandi linee, su quali siano le direttrici dello sviluppo seguite dalla Regione nella programmazione in progress. Dopo le infrastrutture, che fanno la parte del leone, seguono l’acquisto di beni e servizi (12,33%), gli incentivi alle imprese (8,86%) e i contributi a persone (4,68%). Queste le linee generali. Ma in quali settori specifici si interviene? In testa ci sono i trasporti con 659 milioni, seguono le città e le aree rurali con 568milioni, l’ambiente (544 milioni), l’istruzione (263 milioni), la cultura e il turismo (258 milioni) e l’agenda digitale (194 milioni). Questi sono i progetti, la spesa è tutta un’altra storia. Per i trasporti è ferma a 329 milioni, per città e aree rurali a 157. Poi ambiente (289 milioni), istruzione (140 milioni), cultura e turismo (116) e agenda digitale (63 milioni) completano un quadro chiaro: manca ancora molto al traguardo finale. I finanziamenti che la Calabria sperava di spendere all’inizio della programmazione sono ancora in alto mare, almeno in parte. Tant’è che la mappa dei ritardi ha convinto la giunta regionale guidata da Mario Oliverio a reinserire alcuni dei progetti incompiuti nella nuova programmazione. Le due metro leggere di Catanzaro e Cosenza, il terzo lotto della strada Gallico-Gambarie e il secondo megalotto della Statale 106 sono alcuni dei progetti da ripensare (e realizzare) nei prossimi sette anni.

L'ottovolante dei fondi europei

Sull'ottovolante dei fondi europei ci sono opere per le quali manca davvero pochissimo e altre ferme a un desolante "zero" alla voce dei pagamenti effettuati. I lavori di costruzione della 106 Jonica dallo svincolo di Squillace a quello di Simeri Crichi, con il prolungamento della Ss 280 dei Due Mari dallo svincolo San Sinato a quello di Germaneto sono al 93% dei pagamenti (69,2 milioni su 74 di finanziamento). Praticamente a un tiro di schioppo dalla conclusione. Ma attenzione ai tempi. Opencoesione fissa l’inizio dei lavori al 6 giugno 2005, più di dieci anni fa. Nell’elenco dei progetti monitorati c’è anche una parte della Trasversale delle Serre, una delle incompiute visitate dal presidente Oliverio nel suo tour estivo – che proseguirà nelle prossime settimane. L’investimento da 44 milioni di euro ha registrato pagamenti per 8,6 milioni: il 19%. Inizio previsto – secondo i dati del portale –: 23 dicembre 2013, per una realizzazione che avrebbe dovuto essere conclusa il 13 novembre 2015. Impossibile. Il governatore, però, dovrebbe dedicare una visita – sempre per restare in tema di incompiute – anche alle strade digitali della regione. Il progetto per la banda ultralarga e lo sviluppo digitale, un finanziamento da 65 milioni, è fermo al 31% di pagamenti (20,3 milioni di euro). La fine, prevista per il 1° dicembre, slitterà senz’altro. La “banda ultralarga e sviluppo digitale in Calabria” è, invece, malinconicamente fermo al palo: sui 38 milioni di euro non è stato disposto alcun pagamento. E infatti la Calabria ci riproverà tra il 2014 e il 2020.

La programmazione
è un sogno
interrotto

Dighe, strade e infrastrutture digitali. Vecchie e nuove incompiute di Calabria 

Il governatore Agazio Loiero ne aveva annunciato l'inaugurazione prima nel 2008 e poi nel 2009. Niente. Il suo successore Giuseppe Scopelliti, nel 2011, spiegò che «servono due anni per completarla». Ne sono passati quattro, ma la diga del Menta continua a ricordare quanto siano fallaci le parole della politica. Il governatore Oliverio andrà al capezzale dell’opera che porterà l’acqua a Reggio Calabria. Con questi dati offerti dalla programmazione: il 53% dei pagamenti effettuati per le opere a valle della centrale idroelettrica (25 milioni su 48) e il 75% per le opere di presa e la galleria di derivazione (13 milioni di pagamenti su un totale di circa 18). Numeri che potrebbero anche sembrare normali, se non fosse che il progetto è partito negli anni 60, come quelli di tutte le altre dighe (incompiute) calabresi. 

Lo scandalo delle dighe. Progetti nati negli anni 60 e mai terminati

Oliverio visiterà anche quella del Metramo. In questo caso le opere finanziate con fondi Ue sono quelle di adduzione: porteranno l’acqua a Siderno, Locri e Gioiosa Jonica. A patto di uscire dall’impasse. Uno degli schemi è al 47% dei pagamenti, l’altro al 65%. Mentre dell’opera, nel 2000, il Corriere della Sera parlava come della "diga che inghiottì 819 miliardi" (di lire). Tanto per rendere l’idea dello spreco. Sono molti i progetti avviati che rischiano di finire in questa categoria. Ci sono i “lavori di nuova costruzione e parziale adeguamento della Sibari-Sila”, fermi al 59% dei pagamenti. C’è il quarto lotto della Mirto-Longobucco, che, secondo i dati di Opencoesione, sarebbero dovuti terminare il 31 maggio 2014. Quasi un anno e mezzo dopo, i pagamenti effettuati rappresentato il 75% del finanziamento. Attendere, prego, è il leitmotiv del Por. E questa parte della programmazione, il Fesr, chiede alla Regione un vero e proprio miracolo per essere portata a termine. In alcuni casi il miracolo era impossibile: il sistema informativo sanitario regionale – un progetto da 24 milioni di euro – era così in ritardo (fermo al 4%), che il dipartimento a cui è assegnata la programmazione ha deciso di reinserirlo nel nuovo Por. È certamente un modo per non mandare nel dimenticatoio idee utili per la collettività, ma rappresenta anche un fallimento strategico: si pensa ancora ai vecchi progetti senza poter dare spazio ai nuovi dei quali la Calabria avrebbe bisogno. Le corse contro il tempo spaziano lungo tutto lo scenario: la realizzazione del Palazzetto dello sport di Lamezia Terme, finanziata con 14 milioni e partita con enorme ritardo, risulta ferma al 14%. Nascerà accanto allo stadio Carlei, altro pezzo forte del “non finito” calabrese. E speriamo che non sia un cattivo presagio. Le nuove costruzioni segnano il passo: uno “zero” accompagna la “ristrutturazione, adeguamento e ampliamento dell’aerostazione dell’aeroporto di Reggio Calabria”, così come il “potenziamento della linea ferroviaria Cosenza-Rogliano per la circolazione tram-treno” e la “creazione della cittadella della cultura a Reggio Calabria”. Tre progetti fermi e 30 milioni di euro non spesi. 

Tre progetti fermi e 30 milioni non spesi sull'asse Cosenza-Reggio Calabria

Un esempio di come il Por crei le nuove incompiute. Di questo passo, il viaggio di Mario Oliverio tra i cantieri potrebbe diventare infinito. Va meglio a Rende, dove il complesso sportivo-acquatico in corso di realizzazione è arrivato al 69% dei pagamenti, mentre la valorizzazione del sistema museale di Reggio Calabria appare ferma al 30%. Cantieri su cantieri. Alcuni saranno abbandonati (le scale mobili nel centro storico di Catanzaro, progetto che si spera di recuperare con il ribasso d’asta per la realizzazione della metro leggera), altri tireranno a campare, da una programmazione europea all’altra. Perché i soldi non mancano, ma spenderli bene è un’altra cosa.

                                                                                                         Pablo Petrasso 

                                                                                        p.petrasso@corrierecal.it