2015 | Aspettando (ancora) la "ripresina"

Tutti i rapporti dicono che la Calabria arranca. E spreca le migliori occasioni

Doveva essere l'anno della fine della recessione e l'inizio se non della ripresa almeno del riequilibrio, ma, stando ai dati dei principali studi di ricerca economica, anche il 2015 per la Calabria si è chiuso con il segno meno. Se non l'unica, tra le ultime regioni a non risentire, di fatto, neppure di un timido segnale di recupero dopo la lunga stagione negativa partita nel 2008. Eppure il 2015 ha registrato diversi appuntamenti importanti sull'agenda economica della nostra regione. Su tutti la chiusura della programmazione dei fondi europei, il varo dei nuovi strumenti di gestione delle risorse Ue, senza dimenticare la partecipazione al semestre di Expo di Milano. Molte chance che, alla luce degli indicatori economici, restano ancora occasioni, se non perse, non valorizzate pienamente. E che dovrebbero far riflettere i decisori politici su cosa mettere in piedi rapidamente per far ripartire anche la nostra regione.

1. Le Omeca passano ai giapponesi 

Un'indicazione su come organizzare la ripresa potrebbe arrivare dal Giappone, che con il suo colosso Hitachi ha acquistato la Ansaldo Breda e conseguentemente lo stabilimento reggino delle ex Omeca. Centrando nel contempo tenuta dell'occupazione, rilancio delle commesse e internazionalizzazione dell'impresa. Eppure a febbraio la notizia che Finmeccanica era intenzionata a cedere Ansaldo Breda – e dunque lo stabilimento di Torrelupo – alla holding delle costruzioni su rotaia aveva fatto salire il termometro politico-sindacale non poco in riva allo Stretto. Le paventate stragi sul fronte dell'occupazione fino all'apocalittica ipotesi dello smantellamento del sito industriale erano spauracchi agitati quasi quotidianamente. E invece il management della società non solo ha garantito i livelli di occupazione ma ha rilanciato lo stabilimento. Dimostrando che la strada dell'internazionalizzazione per le imprese passa dalla qualità delle produzioni. E che anche in terra di Calabria si può fare impresa d'elite.

2. Expo: occasione mancata 

La strada dell'internazionalizzazione doveva essere battuta dalla Calabria soprattutto in occasione del semestre dell'Esposizione mondiale di Milano. E invece all'appuntamento meneghino che si è aperto a maggio la nostra regione è arrivata in forte ritardo con le solite insicurezze e incapacità organizzative. Difficile, con queste premesse, mettere in vetrina il meglio delle proprie produzioni. E così al di là di sporadici episodi in cui qualche iniziativa calabrese si è distinta, nel complesso anche questo evento eccezionale per l'economia nostrana è passato senza lasciare alcun segnale positivo. In linea con l'atteggiamento da sempre dimostrato dalla Calabria: qualche brochure e tante passerelle e tagli di nastri. Ad ottobre l'Expo 2015 di Milano è stato così archiviato.

3. Ripresina per tutti, tranne per la Calabria 

Arrivano i primi dati a certificare che la Calabria non solo non si riprende, ma marcisce sui bassi gradini della decrescita economica. A maggio l'Istat dimostra che l'Italia è uscita dalla recessione, una valutazione che non vale per tutti. Visto che i numeri, soprattutto su occupazione e Pil, per la nostra regione sono tutt'altro che positivi. Anche le anticipazioni di luglio del rapporto 2015 dello Svimez non fanno altro che ribadire come la Calabria resta la regione più povera d'Italia. Con la pubblicazione del rapporto a ottobre, infine, arriva la certezza che per il sistema economico calabrese non c'è stato alcun segnale di recupero di competitività. Anzi. Numeri negativi confermati anche dall'ultimo report di Bankitalia sull'economia reale del primo semestre calabrese. La Calabria scende per numero di occupati (-1,1%) con tasso di disoccupazione in crescita (25 %) per Prodotto interno lordo e per capacità di fornire credito alle imprese. Mentre nel resto del Paese questi indicatori mostrano leggeri miglioramenti. Una cronaca annunciata frutto amaro non solo della lunga fase recessiva, ma della mancanza di una strategia di politica economica.

4. Fondi Ue: passaggio dalla nuova programmazione 

Il 2015 è stato anche l'anno della chiusura dei programmi di gestione dei fondi europei. Ma nel contempo ha rappresentato l'avvio della nuova programmazione 20014-2020. Su entrambi i fronti la Calabria – come è sua tradizione – non ha brillato né per capacità e qualità della spesa né tantomeno per rapidità di elaborazione dei programmi. Solo in calcio d'angolo la nostra regione riesce a varare il Por 2014-2020 approvato dalla Commissione nell'ultimo scorcio dell'anno: ottobre 2015. Penultima in Italia. Così mentre altre regioni erano in piena fase di gestione del programma (con il varo del primi bandi), la Calabria si è ritrovata alla fase zero: una cattiva abitudine che già nel passato ha portato ad accumulare ritardi fin dal primo anno di avvio del programma. E risultati sono evidenti negli esiti del Programma 2007-2013. A poche ore dalla conclusione del Por Fesr – fondamentale per dotare la Calabria di strumenti utili per rilanciare la propria economia – l'Autorità di gestione deve ancora certificare il 37,5%: in soldoni dovranno essere rendicontati 748.608.932 euro. Non pochi, se tra il 2007 e ottobre del 2015 la Calabria è riuscita ad impegnare poco più 1,255 miliardi. Meglio la Regione si è comportata sulla gestione degli altri fondi. Anche se con una grossa mano offerta dallo spostamento di risorse dal Por al Pac; infatti, le somme previste su Fondo sociale europeo sono state in gran parte utilizzate: 91,45 per cento della spesa è stata certificata. Anche sul Psr (Programma di sviluppo rurale) la Calabria alla fine ha chiuso bene: perdendo "solo" 9,6 milioni di euro su 1 miliardo disponibili. Anche in questo settore la Regione è riuscita in extremis a vedersi approvare il nuovo Psr: il via libera da Bruxelles è arrivato il 23 novembre.

5. Il Patto per la Calabria: panacea di tutti i mali

 A fine anno era atteso anche l'ultimo provvedimento in cui molti ripongono gran parte delle speranze di risolvere i mali atavici della regione: il Masterplan per il Mezzogiorno. In particolare nel Patto per la Calabria – braccio operativo di questo strumento – si attendono diverse risposte: dal gap infrastrutturale, alla Zes nell'area del porto di Gioia Tauro fino all'abbattimento delle soglie di povertà e l'aiuto per migliorare l'accesso al credito. D'altronde le somme annunciate dal governo Renzi sono decisamente importanti (ben 95 miliardi di euro per tutto il Sud) e tali da sostenere le speranze dell'intero Mezzogiorno. Ma al primo appuntamento, cioè la pubblicazione delle linee guida del Masteplan – avvenuta nel novembre scorso – di tutti questi temi si parla poco e ancor meno si accenna alla Calabria. Tutto rinviato appunto al varo del Patto regionale che doveva avvenire entro fine anno. Salvo poi, come da italica abitudine, far slittare nuovamente la data: 31 gennaio 2016. Ma questa sarà parte di una nuova cronaca economica del prossimo anno.