2015 | L'anno della politica debole

Le due giunte Oliverio, gli scandali e gli scontri sulla sanità. Con lo spettro della Consulta sullo sfondo

Due giunte regionali varate nell'arco di sei mesi, l’inibizione al governatore Oliverio comminata dall’Anac di Raffaele Cantone per una nomina illegittima di un manager, lo scontro per la nomina del commissario alla sanità calabrese, le liti interne al Pd calabrese e a Forza Italia. Sono alcuni dei fatti politici più rilevanti che hanno caratterizzato il 2015 in Calabria. Il Corriere della Calabria ha deciso di riproporveli in pillole, confezionando una sorta di vademecum sicuramente non esaustivo ma utile per capire meglio cosa ci aspetta nell’anno che verrà.

1. Oliverio e le due giunte condizionate da Statuto e inchieste giudiziarie 

L'epicentro delle tensioni di questo primo anno ha una data precisa: 26 gennaio. È il giorno del gran rifiuto a entrare in giunta di Maria Carmela Lanzetta. «Io con quell'assessore non lavoro», è l’annuncio affidato al Corriere della Sera. L’assessore in questione è Nino De Gaetano, ex rifondarolo non candidato alle ultime elezioni, ma nominato assessore ai Trasporti. A giugno rimarrà coinvolto nella "Rimborsopoli" calabrese e finirà ai domiciliari (nella stessa inchiesta saranno coinvolti, con posizioni più marginali, anche gli altri due assessori della prima giunta, Carlo Guccione e Vincenzo Ciconte). Ma sul suo conto pesano pure i santini elettorali del 2010 trovati nella perquisizione alla cosca Tegano, dopo l’arresto del capobastone Giovanni. Ma è il gran rifiuto di Lanzetta a squassare i già fragili equilibri interni del Pd calabrese. Palazzo Chigi - si mormora che dietro tutto ci sia Graziano Delrio - fa filtrare all’Ansa una nota in cui "scomunica" la mini-giunta a tre varata da Oliverio: «In una delle regioni che gestisce uno dei maggiori ammontare di fondi di coesione, il governo preferirebbe la certezza di profili senza ombre di dubbi». Tra Roma e Catanzaro è l’ora del grande gelo. Oliverio non torna sui suoi passi e va avanti, convinto com’è che dopo la modifica dello Statuto regionale potrà allargare l’esecutivo a personale non per forza politico. Ma ancora una volta sono le inchieste giudiziarie a segnare i tempi della politica. Il 25 giugno, quando il ciclone Rimborsopoli investe 27 tra consiglieri regionali ed ex, Oliverio capisce che è arrivato il momento di resettare tutto. Arriva, non senza travagli, la giunta dei “tecnici”. È un nuovo inizio dopo sei mesi caratterizzati in grossa misura da dubbi e incertezze. Nell’inner circle del governatore non hanno remore a parlare del «vero inizio della legislatura».

2. Sanità epicentro degli interessi della politica (e dei politici) 

Attorno a questo settore si muovono grandi interessi e, soprattutto, le speranze dei malati a vedersi finalmente riconosciuto un dignitoso diritto alla salute. Oliverio su questo terreno ha ricevuto soltanto brucianti sconfitte e ingaggiato aspri duelli col governo Renzi. Sognava di diventare commissario ma ciò gli è stato impedito prima da un comma inserito nella legge di Stabilità dello scorso anno e poi dalla precisa volontà del premier di collocare in quella postazione un suo fedelissimo. Emblematico lo scontro, lo scorso 12 marzo, in Consiglio dei ministri con Oliverio sulle barricate quando Lotti e Delrio lo informano dell'investitura di Massimo Scura. Il resto è una sequela di diatribe tra il governatore e il commissario attorno a decreti e circolari contestate. Risultato: caos e nessun miglioramento nell'offerta dei servizi.

3. Oliverio inibito (da Cantone) per colpa di Gioffrè 

Alla ripresa dalla pausa estiva c'è una brutta sorpresa con cui dover fare i conti. Raffaele Cantone, magistrato anti-camorra scelto da Renzi a capo dell'Anticorruzione, sanziona la Regione Calabria per la scelta del commissario dell’Asp di Reggio Calabria. Secondo il responsabile dell’Anac quel manager non poteva essere designato perché sprovvisto dei requisiti previsti dalla legge. Il parere inviato ai piani alti della Cittadella di Germaneto è una vera iattura: alla Regione non solo viene chiesta la rimozione del manager sanitario, ma anche l'inibizione per tre mesi di chi quella nomina l'ha voluta e votata ovvero della giunta regionale (prima versione) guidata da Mario Oliverio. La notizia destabilizza un ambiente già elettrizzato. Oliverio non ci sta, rivendica la bontà delle sue scelte e affida ai suoi legali il mandato di ricorrere contro la decisione che, seppur con qualche ritardo, gli viene notificata. Finirà con il Tar del Lazio che sospenderà la sanzione prevista per Oliverio. Al manager Santo Gioffrè, invece, andrà peggio: i giudici amministrativi non accoglieranno la richiesta di sospensiva dalla sanzione.

4. E se la Corte costituzionale stravolgesse tutto? 

Sulla decima legislatura, che lo scorso 23 novembre ha spento la sua prima candelina, pende una spada di Damocle: il ricorso di Wanda Ferro davanti alla Corte costituzionale contro la sua esclusione dal consiglio regionale. L'ex candidata del centrodestra alla presidenza della Regione reclama il seggio in virtù della norma, cancellata sul finire della scorsa legislatura, che riservava un seggio al miglior perdente fra gli aspiranti governatore. A preoccupare, tuttavia, è il ricorso della Democrazia cristiana. Gli eredi dello Scudocrociato chiedono l'annullamento della tornata elettorale considerato che il Tar Calabria, seppur in maniera implicita, ha in qualche modo ammesso che a novembre 2014 si è votato con una legge elettorale illegittima perché modificata da un consiglio regionale che non aveva i titoli per farlo. Ecco perché gli occhi della politica calabrese, nelle prossime settimane, saranno tutti puntati su quel Palazzo che affaccia su piazza del Quirinale.

5. Le liti interne al Pd e l'incapacità di Fi di fare opposizione 

L’anno che sta per andare in archivio è stato segnato anche dalle continue liti interne al Pd. Un punto di mediazione sembra essere stato trovato, dietro la regia di Marco Minniti, nel corso dell’ultima assemblea regionale del partito. Ma sarà tregua duratura? Non bisognerà attendere molto per capirlo: tra qualche mese si torna al voto in alcuni centri di primissimo piano come Cosenza e Crotone e i dem non hanno imbastito nessuna manovra in vista del voto. I grandi dilemmi: chi e come saranno scelti i candidati a sindaco? La decisione sarà demandata agli iscritti attraverso le primarie oppure sarà Renzi a prendere in mano il pallino e a decidere per tutti? E ancora: riusciranno a rispettare, i dem, l’impegno a celebrare i congressi in quelle federazioni provinciali dove i segretari sono incompatibili per statuto? Di certo non aiuta l’immagine del Pd quanto successo a Platì, nel cuore dell’Aspromonte, dove il circolo del partito ha aperto e chiuso i battenti nel breve volgere di pochi mesi. Davanti alle difficoltà dei dem, Forza Italia si è fatta cogliere impreparata. Gli azzurri in Calabria non godono affatto di buona salute. Nel corso del 2015 il dibattito interno è stato caratterizzato dall’infinito dibattito sull’iscrizione al gruppo regionale di Orsomarso e Tallini. È finita con il primo che ha cambiato (su spinta dell’ex governatore Peppe Scopelliti) partito e con il secondo iscritto al Misto pur essendo il coordinatore del movimento in provincia di Catanzaro. E un altro big come Pino Galati è "volato" nelle file dei verdiniani. Per non parlare poi delle ripetute richieste di dimissioni avanzate nei confronti della coordinatrice regionale Jole Santelli. Finora ogni attacco è stato sventato per via dell’incondizionato sostegno di cui gode la parlamentare da parte di Berlusconi. Ma non è detto che sarà così per sempre.

6. Nel vuoto di proposta politica avanza la Lega di Salvini 

Il 2 luglio è il giorno dello sbarco delle truppe leghiste, guidate da Matteo Salvini, in Calabria. Ad accoglierlo all'esterno, a Lamezia Terme, striscioni di protesta e cori di scherno. Dentro, nel chiuso di un hotel, un nutrito gruppo di fedelissimi pronto a giurare fedeltà al capo. Salvini arringa a dovere i suoi: «Secondo qualcuno il problema della Calabria è Salvini e questo qualcuno va ricoverato. In Calabria c'è il record della disoccupazione pari al 23% e soprattutto c'è il record di disoccupazione femminile e giovanile. Io non prometto miracoli perché c'è già un fenomeno che ha promesso 80 euro in più in busta paga. Noi vogliamo per la Calabria una vita normale. Qualche posto di lavoro in più qualche immigrato in meno, qualche 'ndranghetista in meno». Alle prossime amministrative i calabresi troveranno sulla scheda elettorale il simbolo "Noi con Salvini". È una svolta, insomma. Perché puntare proprio su di lui? «È l'unico leader che parla dei veri problemi che affliggono l'Italia e la Calabria, di un'Europa che favorisce l'alta finanza e le banche e che utilizza una moneta iniqua, una vera arma di distruzione di massa che ha dimezzato del 50% il potere d'acquisto delle famiglie», azzarda il coordinatore regionale Domenico Furgiuele. Il responso delle urne sarà utile per capire se i salviniani saranno riusciti a strappare il ruolo di outsider della politica calabrese agli attivisti del Movimento 5 Stelle.